Da una cassaforte all’altra. Ieri abbiamo messo al sicuro il bronzo di Rachele Bruni, così da renderci consapevoli del fatto che con lei la medaglia è quasi una costante. In quel fondo di variabili assolute ma di certezze legate all’esperienza e alla costanza di un’atleta, l’azzurra Bruni, sempre a podio quando l’acqua si fa dura. Conta chi tocca e non come nuota, implacabile giudizio della mano dell’atleta.
E il concetto mi è ritornato in mente con la coppia argentea Minisini e Flamini. Che balla flessuosa, talentuosa, con quell’energia fatta armonia sopra e sotto quella linea acquatica che si chiama sincronizzato. Una linea che è una certezza per la nostra splendida danza azzurra, ma che ribalta poi il senso di questo argento. In balia di un giudizio che alla cassaforte delle medaglie va un po' stretta. Diciamolo, l’oro era un’opzione che va oltre un comitato di giudici che, come si dice in gergo, “paga” quel più che dà agli altri perché hai uno status precedente e attuale. Non è giudizio di parte, è la realtà dei fatti. Insomma, siamo in cassaforte, ma i gioielli di famiglia ci fanno pensare a troppi se e ma. E pensare che quel ballo acquatico deve andare oltre, oltre le palette che si alzano…