Tra Rachele Bruni e Aurelie Muller, era l'azzurra che avrebbe potuto avere 'tentazioni' in gara. In fondo, veniva da due quarti posti mondiali a Kazan 2015 e altrettanti a Shanghai 2011. Invece, Rachele ha sempre mostrato la faccia migliore dell'Italfondo. Un modello vincente e studiato in tutto il mondo(leggi qui). Un modello onesto, anche quando gli avversari tirano agli azzurri un pugno, una gomitata, un morso, quando si appendono alla caviglia o fanno saltare gli occhialini, come accadde a Simone Ruffini agli Europei di Berlino 2014(leggi qui). Agli ultimi Europei, era Hoorn 2016, Eva Risztov 'tagliò' sul tracciato di gara e fu giustamente squalificata. Oggi, senza particolare spirito olimpico, la francese Aurelie Muller ha strattonato al traguardo Rachele Bruni, per anticiparla. Squalifica anche per lei. Avrebbe almeno vinto il bronzo, si è lasciata ingolosire, torna a mani vuote. Un premio all'azzurra, un regalo a Poliana Okimoto e al Brasile, prima medaglia dal nuoto a queste Olimpiadi. L'Oro è andato a Sharon Van Rouwendaal, compagna d'allenamento della Muller. Anche lei, come Rachele, in carriera ha vissuto trionfi e delusioni: traiettoria sbagliata a Hoorn, in casa propria, troppa foga a Kazan. Anche lei, come Rachele, non è caduta in tentazione. Ed è stata premiata.