L’auto è veloce, ma va saputa guidare. Così due anni fa Stefano Rubaudo, Team Manager dell’Italfondo, riassunse a Swimbiz.it l’Europeo dell’Italfondo. Due anni dopo, la nazionale si presenta cresciuta non solo nelle medagliere “Primi con sette medaglie su 21, un terzo del totale”, non solo nei piazzamenti “Anche con i più giovani e i debuttanti, primi nella classifica per nazioni”, ma anche e soprattutto nel gruppo. Una squadra unita “E ben rodata, dai tecnici agli atleti. Che mangiano e scherzano e assieme e, la sera, parlano invece di stare al cellulare - commenta oggi Rubaudo a Swimbiz.it – ora l’auto va a pieni giri”. L'Olimpiade è gara a sé, inutile fare pronostici "Ma i presupposti ci sono tutti..."
E se chi va in acqua lottare per un medaglia sono gli atleti “Attorno a loro tutto combacia per metterli nelle migliori condizioni: dai tecnici al Ct Massimo Giuliani, dal Centro Federale di Verona che ci concede spazi acqua ideali e tranquillità, alla Federazione che viene incontro alle nostre richieste” e Rubaudo stesso che fa da trait d’union tra i pezzi del puzzle. Ma è l’intera Federnuoto a stupire “Qui ci sono i più forti d’Europa e tutti, dalla Germania all’Olanda alla Francia al Regno Unito, tutti ci chiedono come facciamo, com’è organizzata la Fin - nazioni che 15 anni fa ancora ci apparivano irraggiungibili – ora, se prendiamo i risultati di nuoto, synchro, fondo, pallanuoto, tuffi e salvamento chi è cresciuto più di noi? Il mondo ci guarda”. A volte gli stessi azzurri “Non se ne rendono conto, ma a livello organizzativo siamo una macchina da guerra, come una multinazionale – per la 10 km era presente a Hoorn anche il Presidente Fin (e Len) Paolo Barelli) – e anche per gli atleti è importante che lo sentano vicino”.