Era una serata piena di nebbia del 2001, come spesso accade nel freddo e pungente inverno di Torino. Mi apprestavo a intervistare un giovane di belle speranze che Fulvio mi aveva segnalato in anticipo su tutti. Un diciassettenne quasi intimidito alla sua prima intervista, precocemente talentuoso da capire che dalla rana a cui sembrava destinato, sarebbe diventato qualche anno dopo il primo re italiano e mondiale dei cento metri stile libero. Un principe azzurro pronto a sbocciare in piscina Filippo Magnini. E quella vasca nel mezzo della nebbia del duro inverno sabaudo era a Grugliasco, immediata periferia cittadina dove la Rari Nantes allenava di sera un crogiolo di più che “Rari”, di talentuosi atleti: Federico Cappellazzo, Andrea Beccari, Loris Facci, ma anche Matteo Giunta , cugino del futuro Magno delle acque, e allenatore oggi di Federica Pellegrini che da Pesaro aveva imbarcato armi e bagagli sotto la Mole.
Quel manipolo di storie e di atleti si erano magicamente incrociate con Claudio Rossetto, giovane e ambizioso allenatore e con il direttore tecnico Fulvio Albanese, che della velocità azzurra era stato responsabile l’anno prima all’olimpiade di Sydney . Albanese, dalle origini che il cognome non tradiva in profondità, ma che era capace di autentiche battute in piemontese, era il vero talent scout di quegli anni. Un personaggio, grande e grosso dal passato in calottina, taciturno dietro il cronometro ma con sempre caricato a molla un sorriso incastonato dietro un pizzetto sparviero. Gli occhiali da sole alternati a quelli da vista inforcati a mò di scienziato della bracciata, il Porsche vintage e rombante piazzato come biglietto da visita fuori le piscine sempre a indicare che lui c’era, qualche atleta se ne fosse dimenticato. Dal suo piglio organizzativo uscì a rana e a stile libero la meglio gioventù acquatica di quegli anni.
Dentro una piscina sociale a Grugliasco, che si alternava a spola per i Rari Nantes con l’Olimpica che sparì con l’olimpiade invernale di Torino, ma che per il nuoto sabaudo è rimasta la pietra miliare di condivisione di una città natatoria da sempre, la storia da cui tutto partì, dalla Libertas Sa-Fa al Sisport Fiat, dal Centro Nuoto, alla Rari. Fulvio Albanese se ne è andato dalla piscina nel 2012, ma nemmeno il male che se lo è portato via è riuscito a cancellare gli spazi e le storie che quelle piscine hanno raccontato. E continuano a narrare: Sabato a Grugliasco la piscina comunale diventerà la “Fulvio Albanese”. Storie, di atleti e di sport, e piscine che ne custodiscono le gesta lungo i bordi, sempre pronte dai blocchi di partenza a rinfrescarci la memoria.