E’ praticamente un ‘must’, non solo nel nuoto, ma è anche facile… perdersi in alta quota. Al seguito del’Italnuoto in collegale in Messico, a San Luis Potosi, il medico federale Lorenzo Marugo illustra a Swimbiz.it gli effetti degli allenamenti in altura. “Attorno ai 2000 m si riduce del 20% circa la pressione parziale dell’ossigeno. La rarefazione dell’aria, negli sport di fondo, stimola la produzione di globuli rossi – e in più – abbiamo una percezione della fatica inferiore rispetto alla sua reale intensità”. Questo significa, di contro “Che l’altura, se non fatta con i dovuti criteri, aumenta la probabilità di ‘over training’ e crisi per eccessiva fatica – meglio procedere per gradi – la prima settimana è di adattamento, si consigliano regimi aerobici. Dalla seconda settimana, iniziamo a caricare”. Nella prima settimana, è anche opportuno idratarsi molto “Perché inizialmente il corpo si adatta all’assenza di ossigeno espellendo molti liquidi, compresi quelli del circolo sanguigno, per rendere il sangue più concentrato e aumentare la produzione di globuli rossi – infine, il corpo registra una sorta di memoria dell’altura – nel senso che, facendo più alture durante l’anno, i tempi di adattamento si riducono”. L’Italia, tuttavia, si vede costretta ad andare all’estero “Non per cercare tranquillità, ma perché in Italia non esistono vasche da 50 m in altura – come già disse a Swimbiz il tecnico Alfredo Caspoli(leggi qui) – in più, alcune vasche in altura sono proprietà di hotel di lusso e la permanenza ci costerebbe più di questo viaggio in Messico”. Le camere ipobariche dovrebbero riprodurre le condizioni trovate in altura, ma in Italia sono vietate “Pericolose per la salute? Più che altro, penso sia punito l’aumento artificioso dei globuli rossi. Che per alcuni, forse, ricorda il meccanismo del doping. Rispettiamo la legge, punto e basta, ma per me le sostanze pericolose sono altre”.
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