E’ un combattente e non ci sta ai margini della vasca Filippo Magnini. Quante frecce nell’arco del Magno usciranno da qui a Rio? A saperlo, forse Riccione assoluta ha scatenato una versione nuova del Capitano, uno che non si arrende certo facilmente alla vasca che si fa intricata ma non impossibile. In salita?
La sfida è Rio, la coperta è corta, ma scalda ancora abbastanza. La settimana è passata tra un sorriso e forse un nervosismo di troppo, ma giustificato. Pippo insegue l’Olimpiade, l’ennesima di una carriera tra corone e spettacolo continuo: bicampione del mondo, lì dove nella regina delle gare, i cento stile libero, non eravamo mai stati sull’Olimpo. Ovvio che oggi Magnini cerchi la freccia migliore, il percorso più adatto, con i suoi celebri ritorni di vasca. Forse meno montuoso, più pianeggiante nella preparazione. Forse cerca la zampata finale, come quando con il suo vecchio tecnico Claudio Rossetto si cullava di gloria senza tanti fronzoli. Oggi il Magno valuta il da farsi allenante che lo faccia stare meglio, la messa a punta che lo faccia rientrare in corsia in piena accelerazione. Come ai bei tempi, in punta di Magno la freccia di Filippo va ricalibrata.