Punto Acquatico: Il metodo Thomas e altri giochi

Il punto acquatico - L'editoriale del direttore Christian Zicche

La chiamerei la zona d’ombra acquatica. Metodo uno, scendere in acqua, calarsi nella parte, anzi ricalarsi, come niente fosse successo.  Riaccendersi. Sgranchirsi. Uscire al torpore mattutino, già iniziato con doccia- colazione- scesa piscina- riscaldamento. Ciao , Ciao, pacche sulle spalle. E ti guardano già in modo diverso. Che strano, anzi no, ti sei trasformato e manco te ne sei accorto che sei un eroe, il lanciere di un paese che ti ha già portato nell’empireo dei giganti. Inevitabile. La logica maniacale della professione di atleta arriva subito, e poi c’è ancora qualche ipocrita che li chiama dilettanti, quelli che giocano a questo sport bellissimo immersi in un fluido. Piacevole fluido. Lo sbaraglio del dilettante qui è solo il letto di cartone al Villaggio, oversize viste le misure del Tomasso, senza la h ma ci prendiamo licenza natatoria e confidenza massima. Ci perdoni, perdonami, ma stemperiamo un po'. Riaccendersi dopo la notte dicevamo, le tenebre che avvolgono nella notte parigina, ma sempre notte è, a qualsiasi latitudine. E aspettare che domani è un altro giorno. Anzi è oggi, già arrivato. Domani finale, ma non corriamo. Come azzerare il contachilometri e ripartire.  Riaccendere telefonino  e cercare il detox che fa bene alla mente, sorvolare sul mondo che cambia, anzi è cambiato con quei cento, risvegliarsi e guardarsi allo specchio con relative rotture di. Ma pensare ammazza quanto sono figo, ma sono proprio io? E’ la gloria bellezza, quella che ti trasforma. Ti vedono così ormai.  Ma poi pensi sono sempre io, lo stesso. A posto, afferrare lo stesso coso che hai afferrato l’altro giorno, il device. E via. Andata e ritorno, quelli al centro che già fanno motonautica applicata al nuoto ai cento. Ma il gioco è a 200, posta diversa. Tradotto, vanno veloci. Piano piano si rimonta, ma senza stress, quello lasciamolo al tifoso sul divano e al maestro Burlina, l’Alberto che non parla. Ma sa già tutto in cuor suo. “Non sta benissimo” mi dice al telefono, messaggino. Non ci credo, perdonami coach, ma non glielo dico. Beati gli allenatori, misto tra monaci tibetani e wrestler incazzati. Alberto, primo caso. L’allievo quarto in batteria, solito pathos degli inferi per noi, e dodicesimo tempone per la semi . Ma dico, la strada per la gloria deve passare sempre sotto le Caudine di un certo Thomas Ceccon? Ansia-stress-ohm meditazione scaccia tensione.

Pronti.

Buona semifinalesca acqua a tutti.

Roba per cuori impavidi

 

zicche@swimbiz.it

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