Spettacolo quattrocento stile libero. Se solo a pensarli prima che a nuotarli sono una delle gare più complicate e tattiche della piscina, i 400 rappresentano il tatticismo puro. Anche, e soprattutto, nel mondo paralimpico, dove la velocità si combina spesso a cambi di ritmo improvviso dettati da mille sfaccettature atletiche, oltre che allenanti. Sfide vicine, ma distanti di corsia. Sulla carta si può essere favoriti, o diventarlo in corso d’opera, o peggio trovare il semaforo rosso della fatica che impenna e chiude tutti i circuiti quando meno te lo aspetti. Alberto Amodeo vola di convinzione e di classe e centra oro, il decimo dopo le imprese di ieri di Gilli e Raimondi, e aumenta il medagliere a quota 25 per l’Italparanuoto. Intervistato, sfodera- oltre agli occhiali alla Herry Potter con relativa bacchetta magica acquatica- soddisfazione e analisi. “Gli atri hanno fatto i matti” chiosa pensando alla gestione di gara mapresto sorpassato dalla “cosa unica” che è raggiungere, lui la prima volta, il tetto del mondo paralimpico. Che emozione questa vasca paralimpica. Una buona, buonissima acqua sempre più azzurra, e potevano rigodere nei 400 al femminile? Ma certo, Xenia Palazzo arriva al fotofinish al bronzo. L’allieva di Marcello Rigamonti aggancia gloria a dodici centesimi dalla avversaria diretta. Le lacrime finali sono il grazie di tutti noi per questa commozione che fa rima con soddifazione
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