E bronzo sia, nella dieci chilometri più discussa, più fetida per le acque, più stranamente libera.
Ma falsamente imposta dai soliti interessi. Come dovrebbero essere le acque che ospitano il nuoto detto di fondo? Acque libere e sane, per il rispetto del valore uomo e atleta, innanzitutto. Ma qui oltre i valori di balneabilità e nuotabilità più strani mai visti durante le analisi random qui e là, che certamente segneranno per sempre nel librone olimpico in modo negativo il concetto di ecologia collegata al gesto sportivo, abbiamo capito che il fiume è un universo acquatico parallelo.
Fatto di normali correnti che declinano la forza di un posto dove nuotare è fortemente sconsigliato e innaturale, di una visibilità che non permette altro di tenere da inizio a fine un trenino che sembrava più che altro un corso di sopravvivenza acquatico, tra radure di erba appena falciata e inquietanti tunnel a vista Senna che chissà dove portano e soprattutto cosa scaricano. Già, improvvisamente il fatto umano e salutare rispetto a questa immersione forzata si è tramutata nello spirito ultra agonistico che poi alla fine, se ci sei dentro , non puoi mollare. E Ginevra, nome da regina, si aggancia al sogno e al bronzo che si stampa nel medagliere azzurro dell’acqua. “Ho nuotato spesso controcorrente questi anni” . Una filosofia applicata direttamente al fondo meno fondo mai visto, ma con la soddisfazione immensa di vedere Ginevra con una medaglia al collo. Chiare e fresche acque sempre a tutti, e complimenti al lei per medaglia e coraggio.
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