Prendete nota: Parigi ovest. Più banlieue, ma di alto livello nella cintura dei sobborghi parigini. La Défense, quartiere d’affari con prominenti aspetti concertistici di livello, sarà la vasca montata e il palco principale del nuoto olimpico 2024. Un palco trasformato in piscina, perché dal rock allo stile natatorio ormai il passo è breve. E guarda caso, tra le rockstar mondiali c’è l’azzurrissimo Nicolò Martinenghi, la nostra specialità a rana per eccellenza. Direi più che altro tradizione stilistica, perché ventiquattro anni fa Sydney duemila a trasformare i sogni e le caratteristiche italiche in santi navigatori e nuotatori ci pensava per primo il piemontese Fioravanti. Più operaio d’oro della bracciata in Paradiso, a ben vedere. Che gli italiani conobbero dall’urlo che cingeva la corsia, quasi un inaspettato miracolo in una serata australiana che nessuno mai avrebbe immaginato. Nic shampoo d’oro è un’altra cosa. Senza essere baciato dal principe delle acque, è già un figo di suo. Figo e guascone. Amatissimo dalle ragazzine, adorato dai fan per via di quei diamanti all’orecchio in linea col tempo che decide di inseguire e battere quando innesta tutto di lui. E che si accorcia sempre più,quando decide di volare a rana. Da sempre lo stile più lento, ma complicato. Fatto di particolari che si sommano e sovrappongono all’improvviso. Che poi guascofigo è anche peggio, come mix esplosivo di bellezza e simpatia, uno che non si nega alla battuta. Simpatia e educazione, sorriso sempre. Anche nei pochi casi quando la rana non entra, e rischi il ranocchio. E che sa dosare lo sguardo magnetico da piacione a una terribile e apprezzata dai colleghi sgambata a rana. Uomo della tribù ranistica- unici perché nuotano solo quello- che a proposito di piemontesi nei cento qualche tempo dopo, sarà accompagnato dal sabaudo Viberti . Già , i cento, la competizione. Delizia e immagine di una gara che ci fa sognare appesi a un millimetrico ragionamento. Quattro anni fa, olimpico di Tokyo, il finale podio vide Adam Peaty dominare e vincere, Kamminga detto Arno dietro e il nostro più che belloccio Nic arrivare bronzeo. Ed è proprio qui il parallelo, che poi si fa immagine e trasformazione di tutte le rane. Adam non è più quello di un tempo, e l’Arno con il rispetto che si deve a chiunque non pare quella diga insormontabile. Certo c’è la muraglia cinese, quel Qin Haiyang primatista mondiale dei due che sui cento andrebbe parimenti veloce, oltre le chiacchere che lo inseguono e sul mistero fitto di come può arrivare sul blocco di partenza. Certo poi, varie ed eventuali. Logica olimpica, come suggerisce il grande Marco Pedoja, l’allenatore storico che non perde mai la bussola della rana che conta, quando deve contare. Insomma la stile lesto di Martinenghi alla Défense Arena è più di uno spettacolo che ci apprestiamo a vivere. E sognare, sopra tutti. La sensazione calda che sia l’estate giusta per fare brillare il capello dorato oltre il fatto estetico, con una nuotata che aspetta di diventare martellante. Come il piede del ranista, curatissimo quello di Nic anche nella staffetta mista uomini quattro per. Un bello spartito per una star come Tete, detto e fatto ranista di gran classe.
Buona acqua olimpica a tutti
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