Che cosa è lo sport, che cosa è il nuoto? Questione di atteggiamento, ancorché prima della condizione. E dello stile, conseguenza di tutto.
Per primo lo dimostra Adam Peaty, campione di ritorno con il suo stare, dentro e fuori. Con il suo tatuaggio , la croce e la scritta “into the ligt”.
Nella luce, la battaglia personale con la vita, l’esaurimento nervoso che ha fatto capolino, e la sfida umana con se stesso. E con la mente, che svela la fragilità di chiunque fosse anche primatista come lui stellare. Ritorna contento il Re acquatico d’Inghilterra, disponibile con chiunque dopo gara.
Lui, che è stato in cima e in record di tutto. Ma dopo lo stop viene in pace. Con un risultato che vale di più di un sacrosanto bronzo mondiale. Questo è il senso della vita e dello sport, in punta di piedi e di rana. E l’amico azzurro Martineghi lo precede in medaglia e posizione d’ argento, con Fink l’americano che a questo giro è d’oro.
Girone ranistico mondiale, da guardare con l’ottica olimpica, mettendo a nudo l’anima da atleta e la profondità del pensiero, fuori dai giorni bui. Anche Tete Martinenghi li ha avuti, magari fatti di condizione non sempre al top. Ci sta eccome, senza prendersela se non con il momento. Ma proprio per questo l’argento dopo un oro, ha un suo bellissimo perché.
Alla fine sono cento metri a piedi a martello, stile che è metafora della vita, che martella quando meno te lo Peaty. E se ne va Tete nello spogliatoio, mai arrogante e sincero. Un po' guascone educato, quello sì, con due fantastici orecchini che sbrilluccicano come il suo sorriso. Pacato, ringraziando tutti quelli che sono sempre stati, con un bacio d’amor sportivo al pubblico tv.
E il miracolo della competizione, sembra pensarla il leone Peaty. Che ritorna come nuova linea acquatica, da non perdere mai. Ecco la linea di galleggiamento che si può perdere, e ci può stare nella vita e nello sport.
Per quattro centesimi Benny rimane fuori come non immaginava. Favorita, o giù di lì, ai pronostici della vigilia. Per una finale che non passa, perché la condizione è una gara mal interpretata al di là del rammarico e da quello che si dirà con il suo allenatore Satta.
Ma è l’atteggiamento che cogliamo: “Non ci vediamo più” chiosa la tarantina rivolgendosi al microfono finale della collega Rai Caporale. Che per inciso accoglie da sempre chiunque all’intervista come la zia buona che capisce anche il momento no.
Pace, la lunga strada per Parigi sarà piena di interviste, Caporale compresa.
Tete e Benny, due facce della non stessa medaglia.
Buona acqua a tutti per migliorare sempre.
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