Paese che vai, usanze che trovi. Nel mondo anglosassone, fischiare a un evento sportivo è spesso segno d’incitamento, mentre in Italia ha più a che fare con provocazione e dileggio. Il velocista Santo Condorelli - che a dispetto del nome italiano è un americano nato in Giappone che ha scelto il passaporto canadese per la madre e per via di una specialità affollata negli States(leggi qui) – ha scelto di rivoluzionare il più universale dei gesti d’insulto. Dito medio alzato sul blocco, quando partecipa alle gare di college, a indicare un posto in tribuna. Quello occupato dal padre, Joseph Condorelli, prontamente ricambiato ogni volta “Ma tra noi è un gesto d’affetto - assicura al sito americano swimswam.com – Santo fu ripreso dalle telecamere durante una gara e un allenatore s’infuriò. Dovemmo mandare un lettera di scuse e di spiegazioni”. Soprattutto, meglio evitare incidenti diplomatici quando Condorelli rappresenti la nazionale canadese in gare internazionali. Uno che fu immortalato in “posa” col terzo dito è l’ungherese David Verraszto, che due anni fa commentò così il suo oro europeo nei 400 misti “Sono felice, ma devo aggiungere che in Ungheria un titolo europeo non vale un c**o". Fu richiamato all’ordine dalla federnuoto magiara e la cosa finì lì; atleti nostrani come Federico Colbertaldo assicurano che Verraszto sia in fondo un bravo ragazzo. E uno scambio del sopradetto gesto, come rivelò Swimbiz.it(leggi qui), agli scorsi Mondiali di Kazan esasperò gli animi tra il cinese Sun Yang e la brasiliana Larissa Oliveira, trasformando in litigio la discussione tra i due in vasca di riscaldamento.
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