In Spagna, si attende con incertezza e trepidazione il 1° ottobre, data prevista di un referendum per l’indipendenza della Cataluña considerato illegittimo dal governo centrale e che il governo catalano intende, all’opposto, portare avanti. Il simbolo del nuoto spagnolo, l’olimpionica e catalana Mireia Belmonte Garcia, negli anni ha saputo conquistarsi simpatie ‘trasversali’, ospite gradita sia allo stadio Camp Nou di Barcellona, sia al Santiago Bernabeu dei rivali, non solo calcistici, del Real Madrid. Il mese scorso, a El Mundo Mireia ha usato toni blandi “La verità è che non mi piace dare giudizi. Dico sempre che per me Cataluña è Spagna”. Più diretta e d’idee opposte Anna Tarres, artefice dei passati successi del synchro iberico e oggi dell’Ucraina, che a Jugones en La Sexta ha usato un’espressione fin troppo comprensibile anche in italiano,‘cornudos y apaleados’ “Noi Catalani ci sentiamo cornuti e mazziati, cos’abbiamo fatto per meritarci questo in Spagna?”.
Quando si prospetta una separazione tra Stati, è inevitabile che gli sportivi facciano sentire la loro voce, pro o contro. Immediata conseguenza sarebbe, infatti, la scissione delle squadre nazionali. Tuttavia, non sempre la corrispondenza tra nazione e nazionale è automatica “Quale nazionale sceglierei tra Cataluña e Spagna? Non mi pongo il problema: una cosa è lo sport, un’altra la politica. Dobbiamo avvalerci dei successi di ogni sportivo, la comunità autonoma non importa. Per me essere spagnolo è compatibile con essere catalano” è quanto dichiarò Belmonte nel settembre 2015, a Radio Marca. Un appello per mantenere un’unica nazionale, anche in caso di vittoria degli indipendentisti catalani.