A 39 anni il fisico le ha chiesto pietà. Ancora non è certa la presenza di Therese Alshammar, icona del nuoto svedese, questa settimana ai campionati nazionali in vasca corta di Stoccolma “Ha qualche problema alla schiena” spiega a Swimbiz.it Silvia Pirchio, che vive e negli ultimi anni ha allenato ad Ängelholm, vicino a Helsinborg. L’Alshammar ha dichiarato alla tv svedese Svt che non lascerà il nuoto in toto. Insegnerà ai bambini, lo userà come fitness, forse la vedremo persino iscritta a qualche gara, ma non più con velleità da nazionale. Tre medaglie olimpiche, otto mondiali, ancora detentrice del primato mondiale in vasca corta (24”38) dei 50 farfalla “Ma rispetto a Sarah Sjostrom, per gli svedesi Therese sarà sempre la Diva”. Epoche e caratteri diversi “Quando Therese iniziò, il nuoto in Svezia non era così seguito. Oggi vedi Sarah ovunque, nelle pubblicità, in tv… ma lei è ‘il nuoto’, è l’eroina ‘del popolo’. Qui non guardano ai risultati, ma alla personalità degli sportivi”.
Non che Therese Alshammar non sia amata in patria “Già riuscire a nuotare così lungo è straordinario” sei Olimpiadi da Atlanta 1996 a Rio 2016. Anzi, la sua storia recente è, se vogliamo, ‘tipicamente’ svedese. Una Iron Mummy, tornata all’agonismo dopo la maternità “Qui esistono moltissimi aiuti statali alle lavoratrici in maternità. E le donne qui tendono a rimarcare l'idea di femminismo - e la possibilità di lavorare anche da madri - quindi non mi stupirei se questa fosse una delle ragioni che la spinse a continuare. Inoltre, qui spesso sono i padri a curare i figli: durante gli esercizi di acquaticità con i genitori, vedevo quasi solo padri a giocare in acqua con i bambini”. Qualcosa legato all’immaginario collettivo che spesso accompagna la Svezia: femminismo, socialdemocrazia, efficienza… non esente, tuttavia, da problemi specifici. Il documentario La teoria svedese dell’amore, di Erik Gandini, mostra come l’importanza data all’individualità abbia prodotto, in qualche caso, l’estremo isolamento “Nello sport, nel nuoto esiste anche in Svezia l’identità di squadra, ma va costruita ogni minuto. Io allenavo i bambini, ovviamente più trasparenti degli adulti. Eppure, durante la staffetta il primo frazionista correva subito da me dopo i suoi 50 m. Questo fa capire molte cose”.