Nonostante il verbo “twittare” abbia ormai preso piede nel mondo dello sport, c'è chi ha ancora non ha ceduto all'irresistibile richiamo del cinguettio. Uno di questi è il sincronetto italiano Giorgio Minisini. “Non amo particolarmente Twitter”, dichiara a Swimbiz il diciottenne di Ladispoli, “trovo sia più distaccato rispetto a Facebook o Instagram, che permettono di avere un contatto maggiore con chi ti segue”. Vero è che più si twitta e più si ha la possibilità di aumentare la propria visibilità. Ragion per cui, in alcuni casi, sono proprio gli sponsor a far pressione in questa direzione, “Ancora non mi è successo, anche perché ci muoviamo molto sui social che utilizziamo”, prosegue Giorgio, “se ci sarà questa necessità, potrei pensarci. E' importante arrivare a tutti”. E una guida all'uso dei social per gli atleti? “Il problema dei Twitter o Facebook è che vengono utilizzati come fossero completamente personali. Non bisognerebbe trascurare la visibilità del messaggio e neanche il contenuto. Qualche direttiva quindi potrebbe essere utile per limitare i danni”. E, sul rapporto con i followers, conclude, “Non mi considero ancora un personaggio. Quando mi fanno i complimenti, mi sento molto lusingato, ma ho ancora molta strada da fare. E' capitato che delle bambine mi chiedessero consigli. E' una responsabilità notevole, ma è anche molto appagante”.
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