Cinque Olimpiadi, come i cinque cerchi. Significa vent’anni (almeno) di sport ai massimi livelli. Significa vedere tutto cambiare attorno a te “Non solo la pallanuoto, più veloce e dinamica - racconta a Swimbiz.it Stefano Tempesti, trentasettenne portiere e capitano del Settebello – oggi c’è più professionismo. Una volta, salvo eccezioni, il pallanotista di serie A1 faceva un altro lavoro. Ora c’è qualche soldino in più e, da sportivo, fai un mestiere che ti appassiona. Mentre il mondo del lavoro appare più incerto: contratti a tempo determinato, crisi, pressione fiscale…”. Lui stesso è stato “Un ottimo studente. Fossi stato un fenomeno, forse avrei scelto un’altra strada – ma ogni volta che la vita lo tentava - un colpo del destino mi riportava a quella scintilla che mi appassiona alla pallanuoto fin da bambino”. A Rio ritroverà più di un compagno con cui condivise l’argento olimpico a Londra 2012. Ma il Ct Sandro Campagna, alla nona Olimpiade da atleta prima e da tecnico poi “Ha anche fatto scelte forti, epocali, considerato che in genere i cambiamenti si vedono dopo i Giochi. Andremo con sette esordienti, affrontando l’Olimpiade con l’entusiasmo più che con l’esperienza”. Perché quel più davvero conta è… “Il culo, senza dubbio. Il gruppo? Certamente punteremo su quello. La storia dimostra che con la ‘fame’, il gioco di squadra e la collaborazione si può vincere e sopperire a eventuali mancanze rispetto a grandi nomi”.
Olimpiade vuol dire Villaggio Olimpico. Celebrato simbolo dei Giochi, a volte demonizzato come fonte di distrazione “Ma si sono create troppe ‘leggende’. E’ certamente un ambiente dispersivo, ma nessuno si gioca quattro anni di lavoro per uscire la sera – semmai, il Villaggio – è stancante, perché devi fare lunghi spostamenti a piedi, ogni giorno. A Londra la mossa vincente fu arrivare pochi giorni prima delle partite, riducendo l’impatto al minimo. Anche a Rio il nostro arrivo è stato studiato ad hoc, considerando anche jet lag e acclimatamento”. Professionismo, appunto. E Tempesti ha le idee chiare anche per il dopo Rio. Perché vent’anni di Olimpiadi significa viverli da ragazzo prima, da padre poi “Ora ho perso i capelli, non vorrei arrivare a giocare con la barba bianca (ride n.d.r.). Per questo penso sarà l’ultima – e cita Il Gladiatore - un popolo dovrebbe quand’è sconfitto. Un uomo deve capire quand’è ora di farsi da parte. Ma continuerò a giocare per la Pro Recco finché mi sarà data la disponibilità. Nella vita mai dire mai, ma posso dire che chiuderò al Recco. E anche allora, sarò il primo a ringraziare e dare una mano, perché ho ricevuto molto più rispetto a qualsiasi altro atleta di questo sport”.