Quale italiano non ama l’aria aperta, godendosi bellezze e clima del Belpaese? Ma bisogna ammettere che quel clima è profondamente mutato “Si può vedere in questi giorni, la temperatura esterna sfugge a ogni controllo” spiega a Swimbiz.it Paolo Campanini, dello studio architettonico d’impiantistica sportiva Giorgio Campanini, specializzato in sport acquatici. “Contro l’innalzamento della temperatura dell’acqua in vasca scoperta, com’è successo ieri a Verona(leggi qui), una soluzione definitiva non esiste – un impianto refrigerante per vasche esterne, infatti - avrebbe costi deliranti, giusto uno sceicco se lo potrebbe permettere”. E gettare secchiate d’acqua fredda “Può fare anche peggio: l’acqua dev’essere trattata per eliminare germi e microrganismi”. Altro rischio sono le piogge torrenziali, come successe lo scorso anno al Trofeo Settecolli “Gestire impianti all’aperto è complesso, basti vedere il calcio: persino lì, l’istinto consiglierebbe di pensare ad arene coperte, ma ovviamente i costi per la copertura degli stadi sarebbero spropositati”. Ancor più difficile gestire impianti natatori “Oltre a temperatura e limpidezza dell’acqua, va gestito il microclima degli spettatori”. Ecco allora che l’unica soluzione “E’ allenarsi in impianti coperti. Il microclima è gestibile, idem per temperatura e purezza dell’acqua, seppur con apparecchiature sofisticate – e per le gare, ancora una volta - le piscine temporanee all’interno di palazzetti. Economiche, ecologiche, offrono cornici di pubblico notevoli, ma anche garanzia di sicurezza per atleti e spettatori, senza rischi derivanti dal clima”. E inconvenienti come un soffitto che faccia sbandare i dorsisti “Invitano a i progettisti a porre ancor più attenzione nella creazione d’impianti polivalenti: ogni aspetto è da considerare per non creare disagi in uno sport, specie se fatto di centesimi e dettagli come il nuoto”.