Re e Regina del Mare, quale miglior nome per un’ultima gara? Poliana Okimoto l’ha pure vinta, ideale fine a una carriera ai massimi livelli nelle acque libere. Alle Olimpiadi di Rio 2016, tutti aspettavano al varco Ana Marcela Cunha per coronare i previsti successi negli sport acquatici. Toccò invece alla connazionale salvare il Brasile dall’incubo zero medaglie tra vasca e fondo, con una 10 km silenziosa ed efficace, conclusa al 4° posto. Ma davanti a lei, si stava consumando un epilogo ben noto a noi italiani: Aurelie Muller che strattona l’azzurra Rachele Bruni e le passa (letteralmente) sopra per superarla al traguardo. Troppo, anche per uno sport di contatto come il fondo: squalifica della francese, argento Italia con la Bruni. E Poliana Okimoto che di colpo si ritrova catapultata sul podio olimpico, davanti al suo pubblico, unica medaglia dal nuoto per il suo Paese. E unica nuotatrice brasiliana ad aver mai vinto una medaglia olimpica. L’episodio non inganni, la Okimoto era un talento vero: nel 2013 fu anche campionessa mondiale nella distanza olimpica. Ai Giochi di Londra 2012, pagò una crisi d'ipotermia.
Con quei tratti del viso che, ancor prima del cognome, tradiscono le sue origini giapponesi - come il quasi omonimo Tetsuo Okamoto, bronzo nei 1500 stile nel '52, prima medaglia olimpica del nuoto brasiliano - sarebbe stata l’ideale trait d’union tra le scorse Olimpiadi e le prossime, Tokyo 2020. Ma a 34 anni era tempo di smettere. E’ tornata ‘sul luogo del delitto’, la spiaggia di Copacabana a Rio, per vincere un’ultima gara. La Rei e Rainha do mar che, a proposito, l’ultima volta fu vinta proprio da Rachele Bruni(leggi qui) e Dario Verani, in gara anche quest’anno. Impossibile pensare che si distacchi del tutto dal mare, ma ora Poliana sogna soltanto la maternità.